Come fai a non innamorarti di me? Sono come la cioccolata.

Mercoledì pomeriggio, senza pensare a film o blog o altro mi sono avventurata nella preparazione di cioccolata calda per tre: me, mia madre e mia zia Elena. Alle 16 ho deciso di farla, alle 18 sono riuscita a servirla: telefonate e mail di lavoro si sono messe tra me e la voglia di cioccolata calda. Non è stata però solo questione di rallentamento: son successi dei veri e propri disastri. Il latte è bollito troppo ed è tracimato, inondando il piano cottura -a gas, non a induzione… -, la maizena era poca e il cioccolato non si è addensato, ho bruciato la tavoletta di cioccolato che contemporaneamente stavo sciogliendo per aggiungerla al resto e dulcis in fundo, quando sono andata a versare, metà del cioccolato è finito fuori dalle tazze … Ho guardato l’angolo cottura ed era ridotto una caporetto. C’erano più stoviglie da lavare che in una trattoria, schizzi di cioccolato ovunque.

Mi sono tornate in mente svariate scene di film, prima tra tutte la chirurgica cucina da cioccolateria di Juliette Binoche in Chocolat: lei cucina, amalgama, impasta sempre vestita e truccata a puntino e passa dal rimorchiarsi Johnny Depp al fondere cioccolato con la stessa identica nonchalance, eleganza e pulizia di una ginnasta russa alle prese con le parallele asimmetriche. Decido di vendicarmi di questa visione e oggi pomeriggio ho ritentato la sorte e non mi sono arresa: agguerrita e decisa come Geena Davis e Madonna in Ragazze Vincenti mi sono armata di circa 600 ml di latte di soia (il latte animale non lo tollero, ho bevuto solo quello di mia madre…) un cucchiaio di maizena, tre cucchiai di cacao amaro, e poi decido pure di montare della panna vegetale (circa 250 ml). 

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gli ingredienti

Verso in una lattiera prima le polveri e poi aggiungo man mano il latte di soia. Cerco di non far venire grumi: mulino il mio braccio destro armato di frusta come un’indemoniata per raggiungere lo scopo. Dopo un disastroso inizio, il composto diventa liscio. Tiro un sospiro di sollievo. Accendo i fornelli. Brandisco ancora la frusta e attendo il bollore. Il calore sale e pian piano la cioccolata calda inizia a prendere la sua consistenza. C’è sempre un momento di suspense prima che si addensi, momento in cui pensi che la consistenza non cambierà mai, in cui ti addossi la colpa per aver sbagliato le dosi e inizi a scomodare i piani alti, borbottando: forse anche Hitchcock cucinava e pensava a questi momenti qua mente dirigeva le sue attrici. La cioccolata, nonostante la sfiducia in me stessa, mi riesce! Monto la panna, o meglio la monta il mixer. Servo cioccolata e panna, oltre che a me, a mia sorella, mia madre e mia zia Elena. Fortunatamente mia madre detesta le cose dolci perché mi sono dimenticata lo zucchero. Ecco voi ricordatevelo. Si dice che quello che distingue la cioccolata dai dolciumi sia l’amaro ed io ho preso la questione alla lettera.

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il risultato finale

La sorseggio rischiando un’ustione ma via, non è male. Certo, non ho l’aspetto curato della Binoche, non mi sono rimorchiata Johnny Depp e vicino a me ho solo un cellulare che continua a reclamarmi e a richiamarmi all’ordine del lavoro ma la cioccolata calda è sempre un gran conforto e va gustata con calma, godendosi il momento, prendendosi del tempo, inebriandosi del profumo.

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Così, tra i fumi della cioccolata con panna,  l’immagine della Binoche, patinata e stantia, viene surclassata da quella di Debra Winger in Ufficiale e Gentiluomo  che dice convinta “Come fai a non innamorarti di me? Sono come la cioccolata.” Decisa, amara, bella, opportunista, irresistibile. No, alla cioccolata non si può resistere. Riacquisto fiducia in me stessa. Penso al finale di Ufficiale e Gentiluomo. Mi guardo le mani imbrattate di cacao. Nessuno bussa alla porta. Squilla il cellulare. Lavoro. Sbuffo. Bah, Debra sarai stata pure come la cioccolata ma in fondo sei finita pazza per la Mayonese…

F.